Hortus | horti

Con il termine latino hortus (pl. horti) gli antichi Romani indicavano di solito il piccolo appezzamento di terreno dove venivano coltivati gli ortaggi destinati a soddisfare le necessità alimentari della famiglia. Hortus poteva essere anche quello che noi oggi chiamiamo podere con un più o meno esteso impianto di vigne e/o di frutteti a destinazione commerciale. Solo nell'età di Marco Terenzio Varrone (116 a.C.–27 a.C.) lo scopo esclusivamente pratico dell'hortus venne superato riservando una parte del terreno alla coltivazione di fiori per il culto degli dei e per onorare le tombe degli antenati. Nell'età di Lucio Cornelio Silla (138 a.C.-78 a.C.) cominciarono a differenziarsi per le accresciute condizioni economiche le ville rustiche posizionate nel suburbio o nelle campagne (chiamate Hortus o Villa) dalle dimore signorili della città (Horti) che raggruppavano un insieme di edifici e di giardini. (wikipedia)

 

L’hortus conclusus. Per l’uomo medievale, il giardino, più che una realtà tangibile, è un luogo immaginario nel quale si sublimano il pensiero e la spiritualità dell'Età di Mezzo. Spazio geloso e protetto, luogo incantato nel quale vive ed eternamente si rinnova la primavera, il giardino è una terra amica nella quale l'uomo, con il suo ingegno e il suo lavoro, disegna e reinventa una natura perfetta, nel tentativo vano di ritornare al perduto paradiso edenico. (Leonardo Maltese).